mercoledì 22 dicembre 2010

Buon natale a me

Oggi in anticipo sui tempi ho deciso di festeggiarmi il natale, regalandomi una bottiglia di Barolo Leone Giacosa 2006 e godendomela in compagnia di Marco il nostro “agente di comunicazione”. La bottiglia in sintonia con il consumismo natalizio è stata comprata in un centro commerciale a 18 euro circa e ispirato anche dal recente post di Franco Ziliani sul suo blog dello scandalo Barolo a 4,99 euro. Bottiglia di buona qualità, il colore è il rubino caratteristico del Nebbiolo, piuttosto carico, i profumi sono quelli tipici varietali fruttati e speziati, senza però raggiungere una grande complessità. L'assaggio è di buon equilibrio con tannini abbastanza puliti e di media lunghezza. Vino non emozionante ma di piacevole beva, buona presenza per le feste natalizie, considerando il luogo d'acquisto che può in oltre attirare qualche nuovo adepto verso il mondo del vino.
Ripensando al post di Ziliani e ai miei 18 euro spesi, mi pongo degli interrogativi; se viene proposto un Barolo a 4,99 euro, come sarà la sua qualita? Certo non mi aspetto grandi emozioni, come non ne ho trovate in questo, che resta tuttavia un vino di tutto rispetto  e potersi permettere di berne tutti i giorni sarebbe una pasqua! Nonostante la grande curiosità di assaggiare il Barolo la Cacciatora, ribadisco che trovo scandaloso trovare del Barolo a quel prezzo, perchè così facendo si va ad abbassare il valore del marchio stesso.

sabato 18 dicembre 2010

Whiskey Stone

L'inverno anche quest'anno ha deciso di portarci una bella sorpresa, ciò che vedo dalla mia finestra è coperto da una bella coltre di neve, e tutto ciò mi ha dato lo spunto per questo post.
Il ghiaccio, indispensabile oltre che per pattinarci, raffreddare i pomodori e togliere comodamente le bucce, serve a raffreddare cocktail o whisky. Il problema è che si scioglie andando cosi ad annacquare il nostro amato beveraggio.
Annoso problema finalmente risolto da una geniale azienda americana con l'innovativo prodotto Whiskey Stone, come vedete dalla foto sono appunto delle pietre, vanno messe qualche ora in freezer, e poi possono andare a raffreddare il vostro drink senza allungarlo. Questa invenzione rivoluziona l'on the rocks (cùnt ul giàss),  scriverò a babbo natale di portarmele, nella lettera metto che li userò per la coca cola cosi me li porta di sicuro!


giovedì 16 dicembre 2010

Vino degli Angeli


Oggi PlayWine assaggia per voi un vino dolce, proveniente dal Friuli, regione che adoro, più esattamente dal comune di Cormòns (Go), prodotto dall'omonima cantina produttori.
Bottiglia dalla forma di cono allungato, etichetta ben fatta,
formato da 500 ml.
Vino dal colore dorato quasi ambrato, il profumo è intenso, complesso, si sente una  nota erbacea,  prugna, miele, arancia candita, erba salvia, e si potrebbe continuare a cercare altri descrittori, complesso, di grande piacevolezza,buona finezza.
All’assaggio questo vino è dolce, forse troppo, manca freschezza, rimane un po’ di minerlità, comunque complesso e persistente.
La bottiglia da noi degustata, chiacchierando amabilmente di filosofia insieme alla nostra appunto filosofa del team Alice, era del  2004, cercando on-line informazioni sul vino abbiamo trovato annate più recenti in vendita, ciò mi fa pensare ad una bottiglia rimasta in condizioni non ottimali, magari troppo su di uno scaffale, rovinando precocemente il nostro vino.  Vitigni differenti, Tocai, Verduzzo, Pinot Bianco, Chardonnay Sauvignon. Vino prodotto con il metodo Cormons, da quello che ho capito si tratta di un appassimento sui tralci praticato recidendo con delle particolari forbici il grappolo. Purtroppo non sono riuscito ad approfondire, qualcuno sa di cosa si tratti esattamente? Mi piacerebbe andare a fondo a questo argomento, sperando che a qualcun altro interessi.
Un peccato l’eccessiva maturità di queso vino, spero di poter degustare un bottiglia in condizioni migliori, oppure appurare che sia una questione di qualità, i miei sullo stato della bottigilia sono solo sospetti.


domenica 12 dicembre 2010

Madeira


Oggi PlayWine vuole raccontarvi di un grande vino, il Madeira, il suo paese di origine, la sua storia, le sue eccellenti caratteristiche. Iniziamo parlando del luogo di provenienza, Madeira è un arcipelago di isole, di cui solo due abitate, situata a 500 chilometri al largo dalla costa Ovest Marocchina. Sono isole vulcaniche e formano una regione autonoma Portoghese il cui capoluogo è Funchal. Sono una nota meta turistica, godono di un clima mite tutto l’anno, Madeira è infatti anche chiamata l’isola dell’eterna primavera, con fantastiche spiaggie, meravigliosi boschi, sono famosi il carnevale ed i giardini botanici.
Conosciute già dai Fenici, rimasero disabitate fino al 1419 quando vennero riscoperte dai Portoghesi, che le battezzarono Ilha da Madeira, isola del legno.
Arriviamo ora al prodotto principe di questo luogo, si tratta di un vino fortificato, della tipologia quindi del Marsala. L’ unicità di questo prodotto oltre al terroir, è l’ uso delle estufas, tipiche caldaie in cui il vino nuovo viene messo a scaldare. La temperatura viene aumentata di circa 5° Celsius al giorno nell'arco di più o meno un mese, e si raggiungono i 40°-50°, temperatura che viene mantenuta e controllata per tre mesi. Dopodichè il vino viene gradualmente raffreddato a temperatura ambiente, e infine va a riposare in botti di rovere. Il particolare processo del riscaldamento viene dalla storia di questo vino, viene fortificato come il nostro Marsala, aumentando cosi alcolicità e zuccheri in modo da sopportare meglio lunghe traversate verso i paesi importatori, Inghilterra in primis. La leggenda vuole che in una di queste traversate una nave sia rimasta per qualche mese fuori rotta, all’ altezza dell’equatore, quando è arrivata a destinazione si sono notate delle caratteristiche apprezzate nel vino dovute all’azione del calore. Inoltre essendo Madeira chiamata isola del legno non è difficile capire come i produttori potevano sostenere gli ingenti costi della bollitura per un così lungo periodo. Queste modifiche portate dal calore regalano al Madeira delle note gusto-olfattive caramellate, poi ci sono le note tipiche ossidative, dette appunto  marsalate o  maderizzate.
Oggi degustiamo un Vinho Madeira Meio Seco di H.M. Borges, uve Tinta Negra Mole, fa 18% di alcool. Singolare la scelta di usare Tinta Negra in purezza, di solito viene usato in blend con altre uve in particolare quella principe di Madeira la Malvasia (Malmsey).
Il colore è un bel ambrato, rame scuro, vivo, al profumo si sente subito ben definito del caramello, mou, frutta candita, quindi direi abbastanza complesso. Al palato si sente ancora il caramello, qualcosa di floreale, e una bellissima, decisa mineralità, che ci fa ricordare la natura vulcanica di questa isola e va ad equilibrare la dolcezza. Essendo la nostra bottiglia semi secco abbiamo, (io e il nostro grafico Daniele), deciso di cucinare per accompagnare questo Madeira  dei gamberi lardellati, con una salsa a base di panna, latte, curry e zafferano.
L’ abbinamento ha suscitato sorpresa, in quanto come ci aspettavamo nonostante la speziatura, grassezza e aromaticità del piatto era il vino a predominare. Ma assaggiando prima il vino e successivamente un gambero, si ha un piacevolissimo effetto in quanto i sapori che rimanevano nel palato dati dal vino andavano ad arricchire in perfetta armonia quelli della pietanza, e un sorso ancora del Madeira preparava ad un nuovo assaggio.
Isola lontana, dalla storia unica e affascinante che sono stato felice di raccontarvi sperando di avervi invogliato a stappare o regalare una bottiglia di questo "vinho" di cui presto torneremo a parlare degustando le versioni più dolci.

mercoledì 8 dicembre 2010

Costadilà, Azienda di Articoltura


Oggi Playwine vi porta alla scoperta di un azienda e del suo vino, fatto da persone che credono in un rapporto diverso con il proprio territorio e tutti gli esseri, animali o piante che lo popolano. Tutto ciò a noi regala uno spumante emozionante, diverso, di piacevole beva.
Costadilà è un azienda agricola situata a Tarzo in provincia di Treviso, oltre all’uva coltivano ortaggi e allevano suini e capre.
Si definiscono Azienda di Articoltura, in quanto come mission hanno quella di produrre seguendo vecchi saperi, riscoprendo semi di varietà dimenticate e allevando razze quasi estinte.
Il vino da loro prodotto rispecchia la filosofia aziendale, già la bottiglia è semplice ma particolare, trasparente, chiusa dal tappo a corona, non riporta il nome ma solo l’altitudine delle vigne (280m slm), un bel logo pulito e un etichetta appesa al collo ci dice che quello in bottiglia è un Vino Bianco Frizzante I.G.T. dei Colli Trevigiani, ha una percentuale del 11,5% di alcool, è rifermentato in bottiglia, non ha aggiunta di solforosa.
Questo vino si trova intorno ai 10 euro e si va a posizionare, per zona di produzione e tipologia, nonostante le uve diverse (qui abbiamo un uvaggio con uve tipiche, non specificate, sia bianche che rosse) nella fascia dei Prosecchi.
Nel bicchiere sembra birra, una Weiss, è velato, schiuma abbastanza persistente “birrosa”, confonde e un pò spaventa, niente luminosità per questo spumante ma torbidità.
Il profumo è abbastanza intenso, si sente l’uva Prosecco, arancia, frutta bianca, sentori dati dai lieviti, mineralalità, vino quasi complesso, abbastanza fine, finale piacevolmente amarognolo, abbastanza persistente.
L’assaggio è molto piacevole, bell’ingresso, l’anidride carbonica crea una schiuma morbida che si diffonde per tutto il palato, torna l’arancia, si sente il prosecco, bella freschezza, grande mineralità.
Si immagina facilmente con antipasti, carni bianche, pesci e verdure.
Qui siamo a confronto con un vino cosidetto “naturale” prodotto secondo la filosofia aziendale, l’ Articoltura, riscoprendo vecchi modi di fare vino, cose come una resa di 100 quintali per ettaro, vigneti di 30/40 anni, raccolta manuale delle uve. In cantina viene lasciato macerare per 15 giorni sulle bucce, a temperatura non controllata e con lieviti indigeni, successivamente viene affinato per circa 5 mesi sulle fecce, poi si procede alla rifermentazione in bottiglia e infine viene aggiunto mosto non fermentato proveniente da torchiature delle stesse uve lasciate a fermentare fino a Marzo. Non viene aggiunta solforosa. Un altro spumante fuori dagli schemi, degustato per voi. Senza dubbio buono, nessun difetto, proposto ad un prezzo più che onesto, è un esperienza bere questo vino, grande nella sua semplicità e naturalezza, non è certo il solito Prosecco.
Ho avuto la fortuna di assaggiare, comprare e conoscere questo vino con uno dei produttori, personaggio veramente molto simpatico, ricordo una sua ardita nota di degustazione su due vini rossi del grande e altrettanto simpatico Henry Milan, ne definiva uno più cattolico e l’altro più calvinista, può sembrare una sparata ma in realtà era una divertente similitudine per spiegare due differenti stili di produzione. Tutto ciò al discusso evento Semplicemente Uva, di cui nonostante l’infelice scelta della data, (la stessa di La terra Trema tenutasi al Leoncavallo sempre a Milano), non si può rimproverare la scelta dei produttori, quasi tutti ottimi con alcune eccellenze, quali Radikon, il già citato Milan e De Bartoli.

P.s.:
Abbiamo pensato di confrontare quasto spumante con uno di pari valore commerciale, un Carpene Malvolti Prosecco Superiore di Conegliano D.O.C.G., proveniente dalla G.D.O., ma la disparità delle forze in campo ha reso impossibile qualsiasi paragone (chiaramente ad appannaggio del Costadilà).






sabato 4 dicembre 2010

Stasera guido io

In Italia, negli ultimi anni, per ragioni validissime, si è intrapresa una lotta al consumo di alcool, fenomeno considerato, da alcuni, epidemico,specialmente tra i giovani.
La crociata contro questa sostanza in Italia ha fatto storia a sé, rispetto al resto dell' Europa, a partire dalla curiosa legge, la quale vietava la somministrazione di bevande alcoliche dopo le 2 di notte, ovviamente all'Italiana, con numerose deroghe, illudendosi che fermare la vendita in alcuni locali volesse dire scoraggiare il consumo e il mettersi alla guida sotto l' effetto di alcool.
Poi sono arrivate tutte quelle leggi, che in gran parte approvo, riguardanti coloro i quali si mettono al volante dopo avere bevuto leggi dure, ritiro della patente, ritiro del mezzo, reato da codice penale, multe salatissime, rischio di perdere il posto di lavoro.
Basta tutto ciò? É questa la strada da percorrere? Se ci saranno ancora incidenti causati dall'alcool che faremo? Innalzeremo ulteriormente le pene?
In Italia oggi, purtroppo, viviamo in un paese con gravi problemi e squilibri, questa situazione ci rende molto deboli in un settore fondamentale qual è il trasporto pubblico.
Nei paesi europei, sono molte meno le vetture procapite, questo non per mancanza di denaro, ma per l'inutilità di avere una macchina a testa in famiglia, esistendo infatti i mezzi pubblici.
Da noi sono invece essi sono scarsissimi, con orari ristretti, la metro a Milano chiude alle 23 e 30 e i mezzi di superficie notturni sono rari più di mosche bianche. I treni hanno circa gli stessi orari, andare da Milano a Bergamo per esempio con F.S. non è più possibile dalle 22 e 15.
Noi giovani cosa dobbiamo fare in questa situazione? Ottima l'idea di “Bobby” il guidatore sobrio, ruolo noto da anni in altri paesi, si sceglia a turno un amico che non beve per quella sera e si assume la responsabilità di guidare.
Vorrei però una seria alternativa, poter fare come i miei amici all'estero, uscire di casa e avere un mezzo efficiente che mi porti dove voglio, in qualunque orario lo desideri, pubblico è, non un taxi!
Oppure poter prendere la mia bici e circolare su piste ciclabili, non facendo slalom tra macchine ed evitando i più impensabili ostacoli.
Bere troppo fa male, questo è fuori dubbio, la cultura del bere bene è a livelli ancora molto bassi, ma sono proprio i giovani d'oggi che scommetto, un domani saranno bevitori consapevoli e responsabili, magari grazie a siti come PlayWine i quali vogliono diffondere cultura oltre ai necessari cambiamenti strutturali, di mentalità che mi auguro avvengano presto nel nostro bel paese.

mercoledì 1 dicembre 2010

Rossese di Dolceacqua

Dolceacqua (Desâigua in ligure) è un piccolo paese di circa 2000 anime, si trova in Val di Nervia, nella provincia di Imperia, in collina, alle spalle di Ventimiglia.
Una volta usciti dall' autostrada dei Fiori (A10), si intuisce il motivo del nome, sui pendii che guardano il mare, infinite sono le serre per la coltivazione di fiori.
Il paesino è di una bellezza delicata, fine, attraversato da un fiume, abbracciato dalle colline, un borgo medievale ben conservato e come se non bastasse un ponte, che per dirla come Monet “L'endroit est superbe, il y a un pont qui est un bijou de légèreté”.
Deliziosa è anche la gente, tranquilla e serena, e come si fa a non esserlo in un posto incantevole come quello, con una terra generosa ma nello stesso tempo difficile e scoscesa, che regala prodotti eccezzionali, a partire dal vino, ma anche olio, ottime verdure, il basilico. Qui avviene un felice incontro tra prodotti del mare cosi vicino, e quelli dell'entroterra come selvaggina e funghi.
Una pagina va dedicata all'olio qui prodotto, da olive Taggiasche, ottiene la D.O.P. nel 1997, è un olio dalla bassa acidità, delicato, fruttato, a volte finale mandorlato. Prodotto delicato ma dalla propria personalità, sa esaltare preparazioni con verdure e pesci cucinati semplicemente oppure completare piatti più strutturati facendo sempre un ottima figura.



Ed ora parliamo del vino qui prodotto, il Rossese è un vitigno autoctono di questa zona, parente del Pinot Noir. Vitigni ad alberello, per proteggere il piede, e quindi le radici della pianta nelle ore più calde della giornata. Le condizioni difficili date dai terreni scoscesi in cui queste uve sono coltivate, obbligano un lavoro manuale nei vigneti.
Oggi degusto per voi un Rossese di Dolceacqua D.O.C. produttore Terrebianche, il nome del vino è Bricco di Arcagna, annata 2008, titolo volumico alcolometrico 14%.
Dal colore si possono riconoscere le origini del vitigno, rosso porpora, riflessi violacei, consisente, ha del Pinot.
Il profumo è frutti di bosco,qualcosa di floreale, ci sono poi le note legate all'uso della barrique, vaniglia ed altre spezie. Si sente ancora vinosità e un alcool non ben integrato, dovuto alla giovane età del vino, ma di carattere ne ha da vendere.
L'assaggio è di impatto, vino robusto, tannicità piacevole, fresco, spicca la sapidità, persistente, pronto ma con l' attesa di qualche anno si potranno affinare ulteriormente le sue già nobili qualità.
Questo vino è stato prodotto con uve leggermente sovramaturate, e viene poi affinato in barrique di rovere.
La stessa azienda produce anche una versione di Rossese con uve non sovramaturate, che vi consiglio vivamente, magari abbinato ad un coniglio alla ligure.
Inoltre la casa producce anche due ottimi bianchi con le uve tipiche del territorio, Vermentino e Pigato.
Paese molto bello, gente gentile che ama il proprio territorio, un bellissimo borgo medievale, vicino al mare, alla Francia ed a Montecarlo, con stupendi prodotti del territorio, rendono Dolceacqua una perla della nostra penisola.